LO STRANO “BISOGNO” DI FARSI MALE

Qualche giorno fa visitando a Firenze la straordinaria mostra dell’artista Marina Abramovich ho ripensato a quanto spesso l’essere umano abbia bisogno di sentire il dolore semplicemente per sentire: sentire di essere vivo.
A volte addirittura succede ad alcuni di procurarsi dolore; altre volte di non accorgersi che ci si sta mettendo in situazioni che provocano dolore; a volte di negare il dolore.

Il dolore è la sensazione più realistica, feroce ed onesta del fatto che possediamo un corpo e che siamo vivi. Ecco perchè succede, non perché siamo “folli” o “masochisti”.

Se non impariamo ad ascoltare le nostre percezioni, che siano piacevoli, spiacevoli e neutre saremo costretti a ricorrere – consciamente o più spesso inconsciamente – al dolore per poter avere una sensazione vivida del nostro corpo. 
A volte ci provochiamo dolore in modo eclatante avendo comportamenti a rischio o cercando sensazioni estreme.
Più spesso ci facciamo del male in modo più sottile, e invisibile: bevendo troppo, lavorando troppo, mangiando male, trascurando la nostra salute, stando relazioni tossiche, facendoci trattare male, abusando di sostanze, abusando di farmaci, abusando di tv, social, ecc.
Apparentemente sembrano tutti anestetici contro il dolore: ma alla lunga non fanno che amplificarlo.
Per questo motivo molte forme artistiche si fondano sulla percezione della sofferenza e sul tentativo, attraverso l’arte, di trascenderla o di creare delle esperienze catartiche per potersi liberare dal dolore.

Ma il dolore è semplicemente una delle esperienze possibili nello scenario dell’esistenza.

Non andrebbe ricercato, ma nemmeno evitato.

Non bisognerebbe sostarci troppo a lungo ma nemmeno negarlo.

Se siamo persone altamente sensibili dobbiamo avere molte più attenzione a questa tendenza perché i nostri tempi di recupero sono più lunghi.

Se oltre a essere ipersensibili, siamo anche degli High sensation seekers, cioè dei cercatori di sensazioni, questa tendenza può prenderci la mano e portarci a non rispettare i nostri limiti.

Diventare consapevoli di quanto e in quali momenti della nostra vita scegliamo inconsciamente di farci male è già un ottimo punto di partenza per cominciare a volerci bene.
Conoscerci è il primo passo.
Imparare le strategie giuste è il secondo.
Volersi bene è la strada.
( Nicoletta Travaini)

 

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